Camporeale. L’arrivo del nuovo parroco ha portato una ventata di novità e avvicinato i giovani
Camporeale risorge. Il paese è pulito. Ogni mattina una operatrice ecologica è ad-detta a togliere con la ramazza carta, sacchetti di plastica, mozziconi di si-garette e tanto altro dai bordi del corso e delle strade principali, come si faceva una volta. È una donna che lavora con passione, carica tutto sul furgoncino che guida lei stessa. Il lavoro delle don-ne è più preciso e ben fatto. Ma ciò non basta per avere una buona qualità della vita a Camporeale che si va spopolando sempre di più come succede nel Belice per l’esodo soprattutto dei giovani in cerca di lavoro. Mancava un’anima. Negli ultimi cinque anni in paese era venuta meno la presenza ecclesiale a causa della carenza di preti. Veniva un prete pendolare per le funzioni liturgiche, celebrava la messa e subito andava via. Il portone del-la chiesa madre rimaneva sempre chiuso. La presenza dei fedeli si assottigliava.
Nel mese di ottobre dello scorso anno il giovane arcivescovo di Monreale, monsignor Gualtiero Isacchi ha nominato nuovo parroco di Camporeale Santino Taormina. Ha 47 anni, è stato già parroco di Villa Maio, una borgata della periferia ovest di Palermo. In appena otto mesi ha portato una ventata di entusiasmo e di novità, ha avvicinato i giovani di ogni età, ha cercato di coinvolgerli per metterli insieme, come a Natale con la rappresentazione del presepe vivente nel rione della Tor- re dove un centinaio di persone ha evocato le sce-ne della Natività e di antichi mestieri. Abita in paese, per prima ha cambiato gli altoparlanti in chiesa in modo che tutti possano partecipare bene alla messa e ascoltare in modo chiaro l’omelia. Ha dato solennità alla liturgia e alle suppellettili sacre.
La novità più importante è la sua capacità di coinvolgere le persone e soprattutto le famiglie per- ché è autorevole, ispira fiducia e sicurezza. Ciò è evidente nei momenti devozionali come gli altari di San Giuseppe a marzo, nei riti pasquali, il pellegrinaggio della statua del-la Madonna nelle famiglie a maggio nel nuovo e nel vecchio centro, il nuovo ruolo delle confraternite, il dare senso alle processioni di san Giuseppe, del Corpus Domini e del patrono sant’Antonio di Padova in cui i canti antichi in dialetto si alternano al-le preghiere e alle note della locale banda musicale «Caravaglios».
Lo scorso 13 giugno è stata ripristinata la festa del santo patrono che sta-va andando in disuso. È stata preceduta da iniziative religiose, come la tredicina di sant’Antonio, e di svago come gli spettacoli nel centro storico del Baglio. La gente ha partecipato in massa perché ha bisogno di uscire da casa, incontrare altre persone, stare insieme in chiesa e nei momenti di convivialità come assistere a un cabaret, ascoltare una band musicale, pranzare insieme il giorno della festa nel Baglio con la tradizionale pasta con lenticchie, detta «la pasta di li virgineddi», offerta dal-la congregazione di sant’Antonio presieduta da Nino Giammalva.
Mentre le processioni van-no scemando un po’ dappertutto, invece a Campo- reale si allungano sino a raggiungere le tre uscite del paese verso Palermo, Alcamo e Gallitello. In ognuna di esse si erge una cappella. La processione si incrementa sempre di più perché le persone man mano che procede si aggregano sino alla fine e non si dileguano come succede di solito.
Si assiste a un fenomeno antropologico perché la comunità si sta riappropriando della propria i-dentità religiosa che è una manifestazione collettiva di fede. A conclusione i tamburinai di Belmonte Mezzagno facevano rullare i loro tamburi come nelle danze ancestrali e gli interminabili giochi pirotecnici non finivano di incantare nella notte con i loro smaglianti colori, suoni e strisce di fuoco. All’angolo della piazza la bancarella di «calia e simenza» di Mimmo rendeva gioiosa e completa la festa.
Gaetano Solano