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Santa Ninfa. Le mamme gravide di pregiudizi

In principio furono le mamme pancine, fanatiche della maternità frequentatrici di pagine Facebook a tema e di gruppi WhatsApp più o meno clandestini. Prima che un fenomeno social, la rappresentazione di stereotipi duri a morire nutriti da robusti pregiudizi.
A Santa Ninfa, otto mamme hanno messo su una mobilitazione da far invidia alle colleghe pancine. Con le quali condividono però i pregiudizi. Di cui, una volta sgravate del frutto dell’amore, si sono ingravidate. Gravide di pregiudizi, già. Pregiudizi politici, nello specifico. A senso unico. Nei confronti del gruppo di maggioranza consiliare (all’opposizione dell’attuale amministrazione), ritenuto unico colpevole dello stallo che s’era venuto a creare nell’approvazione del bilancio. Senza lo strumento finanziario, infatti, il servizio di asilo nido s’era interrotto per i loro otto figli. Dal momento che la copertura economica era garantita fino al 31 marzo. E nulla importava alle mamme gravide di pregiudizi che il sindaco non avesse, a settembre, ma neanche ad ottobre o novembre, previsto la copertura del servizio fino a luglio. Il che avrebbe evitato qualunque problema. Invece si verifica l’imprevisto. Giunta e opposizione, a metà marzo, non trovano l’accordo sul Dup e l’iter di approvazione del bilancio si blocca (il Dup è infatti un atto propedeutico). Apriti cielo. Per le mamme gravide di pregiudizi la responsabilità è tutta dell’opposizione che chiedeva l’inserimento del progetto di ristrutturazione della caserma dei carabinieri nel piano delle opere pubbliche contenuto appunto nel Dup. Alle mamme gravide di pregiudizi, i consiglieri di opposizione spiegano più e più volte come stanno le cose, ma niente, le mamme gravide di pregiudizi non vogliono saperne niente. E avviano raccolte firme e sit-in. Chiedono il rispetto di un loro diritto, ma ad un certo punto (spinte da una sorta di pulsione pregiudiziale) si fanno prendere la mano ed esagerano. Mettono infatti in bocca ai consiglieri di opposizione parole da questi mai pronunciate. Attribuiscono loro la frase «Sono solo otto bambini», che i consiglieri non hanno mai detto. Roba passibile di denuncia penale, per intendersi. Ma i consiglieri si inteneriscono e l’azione potenzialmente querelabile passa in cavalleria.
Le mamme sempre più gravide di pregiudizi nel frattempo vanno avanti. E non basta loro il fatto che ad un certo punto, mentre il sindaco se ne sta a guardare, siano proprio i consiglieri di maggioranza a trovare la via d’uscita allo stallo. Anzi, dopo la seduta consiliare che finalmente, dopo un mese e mezzo, dà il via libera al Dup e spiana la strada all’approvazione del bilancio, si brigano di prendere i verbali della riunione e ne estrapolano le parti che confermano i loro pregiudizi, saltando a piè pari il resto. Le mamme gravide di pregiudizi non si rendono probabilmente neppure conto di ciò che fanno. È il loro inconscio che le guida. Il loro pregiudizio. Roba da strizzacervelli, per intendersi. Ovviamente c’è un’alternativa (una sola). Che invece, le mamme gravide di pregiudizi, se ne rendano perfettamente conto. Il che sarebbe pure peggio, dal momento che in quel caso la loro azione sarebbe proditoria. E non si tratterebbe più della rivendicazione – legittima – di un diritto. Ma di un’azione politica di parte, peraltro scorretta. Significherebbe un vero e proprio ingresso nella tenzone politica. Ed entrando in politica e sposando una parte, le mamme gravide di pregiudizi dovrebbero accettare indirettamente le regole della battaglia politica. Dove le botte si danno, ma pure si prendono.