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Camporeale. Sedicesima edizione della borsa di studio intitolata a Giuseppe Montalbano

Con affetto lo chiamavano «’u dutturi». Era stimato e apprezzato da tutti nel piccolo paese di Camporeale. Persona semplice ma con una testarda ostinazione a non piegarsi alla sopraffazione mafiosa. Non mostrava infatti alcuna riverenza nei confronti dei malandrini locali, impermeabile e riluttante ad accettare l’arroganza e la prepotenza delle cosche. È la storia del dottore Giuseppe Montalbano, punito – e in modo esemplare – per spaventare chiunque si volesse ribellare al dominio criminale. Giustiziato per paura che potesse essere un esempio per gli altri. Il 18 novembre del 1988 Montalbano venne assassinato a Camporeale in piena campagna, in un agguato mafioso, da un commando di fuoco composto da cinque killer. Montalbano, trent’anni prima, vincitore del concorso per ufficiale sanitario al Comune, si era trasferito lì insieme alla moglie. Ben presto era divenuto non soltanto un medico stimato, ma anche un amico di cui tutti potevano fidarsi. Infatti, il suo ambulatorio era sempre aperto e lui disponibile ad ogni ora del giorno e della notte. Soffrendo la sua notorietà e temendo di perdere la loro autorità nel paese, i mafiosi locali lo assassinarono. L’omicidio venne confessato dieci anni dopo da Santino Di Matteo nel primo maxi-processo (Di Matteo sarà puntio dai suoi ex sodali con l’uccisione del figlio dodicenne, che fu sciolto nell’acido). L’assassinio sconvolge il paese e soprattutto la famiglia che da quel momento inizia un travaglio straziante avendo avuto sottratto, strappato, l’affetto di un familiare senza una logica spiegazione. La moglie e i tre figli di Giuseppe Montalbano non si rinchiusero però nel loro lancinante dolore, non limitandosi a chiedere giustizia, ma hanno voluto che questa atroce e luttuosa esperienza si trasformasse in opportunità di rinascita, di consapevolezza e di diffusione di una nuova cultura, incentrata sulla legalità, sulla libertà e sul rispetto per ogni individuo. Hanno quindi chiesto di intestare alla memoria di Montalbano la biblioteca, hanno fatto erigere una grande croce sul luogo dove fu ritrovato il corpo e ogni anno organizzano una borsa di studio e una passeggiata per raggiungere il luogo in cui avvenne l’omicidio.
Quest’anno si è alla sedicesima edizione. La manifestazione, promossa dalla famiglia in collaborazione con l’Istituto comprensivo “Leonardo Sciascia” di Camporeale, si svolgerà venerdì 17 maggio. Sarà assegnata la borsa di studio per ricordare Giuseppe Montalbano e sarà organizzata la passeggiata tra le trazzere di Camporeale. Al lento tragitto titolato “Accura unni metti i peri”, parteciperanno adulti e giovani studenti della scuola media che in un’atmosfera di riflessione, socializzando in sobria allegria percorreranno sentieri e campi per sette chilometri sullo sfondo della ubertosa campagna caporealese. La passeggiata, che coinvolge gli studenti della scuola media e tutti gli amici che vorranno unirsi in un momento di festa e riflessione, partirà dallo spiazzale della scuola e terminerà alla “Croce di luce” in contrada Macellaroto, dove visse Montalbano. Qui vi saranno diverse testimonianze e riflessioni dei familiari e di coloro che nel quotidiano si impegnano per promuovere spazi di crescita umana e sociale contro ogni forma di potere iniquo. La giornata è caratterizzata come ogni anno da un tema che verrà sviluppato dai ragazzi. Tema di quest’anno è “Diamo un volto alla pace – Il mio e il tuo”. L’impegno tutt’oggi costante della famiglia Montalbano, il consenso e la viva partecipazione di tutti coloro che incontrano i familiari, li rendono sempre più consapevoli che ci può essere un futuro di riscatto e di presa di coscienza con una mentalità nuova capace di denunciare la mafia senza paura. Testimoniare con impegno assiduo e coraggioso, instillare gocce di legalità per far crescere una società più giusta capace di resistere, stanare e combattere la cultura mafiosa anche con i piccoli gesti e nelle piccole realtà di provincia.